L’anestesista-rianimatore è un professionista medico-sanitario che opera non solo nel settore ospedaliero, bensì anche al di fuori di questo contesto. Il suo ruolo è molto importante in quanto provvede a salvaguardare la vita della persona affidatagli, soprattutto se quest’ultima si trova in particolari condizioni.
Come diventare anestesista?
Come si diventa anestesista? Assodato che l’anestesista è un medico e per poter intraprendere questa professione è necessario il conseguimento del titolo di laurea nella facoltà di Medicina e Chirurgia. In realtà, questo percorso di durata quinquennale è solo lo stadio iniziale al quale deve seguire inderogabilmente la specializzazione in anestesia e rianimazione, che si estende in un arco temporale di 4 anni. Una volta ultimato il percorso formativo per entrare nel mondo lavorativo ci sono due possibilità. Da una parte, attraverso le unità territoriali delle Asl, è possibile concorrere ai bandi pubblici. Dall’altra si può procedere alla candidatura spontanea o per posizioni aperte alle infrastrutture private.
Mansioni degli anestesisti rianimatori
Il medico anestesista ha la funzione fondamentale di guidare il paziente nella condizione anestetica e di preservarla fino al compimento della procedura diagnostica e/o chirurgica in atto. In seguito, deve destare il paziente da questo status senza mettere a repentaglio le sue funzioni vitali, le quali – in presenza di particolari problematiche (come emorragia cerebrale, ictus, problemi di cardio-circolatori, etc.) – possono subire alterazioni. Inoltre, lo specialista deve supervisionare il decorso post – operatorio che segue a interventi sensibilmente delicati (ad esempio, un trapianto).
Tra le sue mansioni rientra anche la direzione del centro di ossigenoterapia iperbarica, la quale è attivata come dispositivo terapeutico se il paziente è affetto da una particolare condizione. Basti pensare ai casi di ulcera cutanea e venosa, oppure embolia arteriosa, gangrena da diabete, etc. Ancora, l’anestesista può disporre terapie analgesiche per debellare il dolore cronico.
Il medico anestesista “opera” non solo nelle sale operatorie e del risveglio ospedaliere, ma presta il suo compito anche nel soccorso sanitario locale. Inoltre, questi pianifica il colloquio e la visita che precedono un intervento chirurgico oppure stabilisce in maniera diretta le operazioni di emergenza. Inoltre, può essere attivo nei centri di medicina intensiva e in quelli di degenza, ancora in quelli di terapia antalgica e di traumatologia.
Stipendio
Lo stipendio di un anestesista dipende, innanzitutto, dal contesto in cui lavora dal momento che c’è differenza tra il lavorare nel settore pubblico e in quello privato. Inoltre, il proprio stipendio è legato al bagaglio esperienziale. Tra l’altro, non bisogna dimenticare che la retribuzione in Italia, aspetto comune alla maggior parte delle professioni, dipende anche dalla località geografica in cui si lavora. Infatti, le statistiche dimostrano che c’è un divario non marginale nello svolgere questo lavoro tra il Sud e il Nord.
Lo stipendio è la somma di tanti fattori, fra i quali compaiono anche il numero degli interventi chirurgici assistiti, i turni notturni e gli straordinari. In linea di massima, lo stipendio medio per un junior è di circa 1700 euro mensili. Nell’arco del quinquennio, per l’anestesista rianimatore, lo stipendio può arrivare ai 3000 euro e ancora durante l’ascesa professionale può raggiungere una cifra compresa tra i 7000 e i 10.000 euro mensili. I parametri retributivi americani sono lontani anni luce dai nostri. Lo stipendio medio annuale di un anestesista nella patria della libertà assoluta corrisponde alla cifra di 261.730 dollari.