Fap, ovvero Fondo Adeguamento Pensioni, sta ad indicare un contributo economico per garantire ai lavoratori pubblici una giusta retribuzione pensionistica. Si tratta, dunque, si una funzione assistenziale per salvaguardare alcuni diritti fondamentali dei lavoratori.
Contributo Fap cos’è e quando si paga
Il contributo Fap è stato istituito parecchi anni fa, ovvero nel lontano 1951: il suo scopo primario è garantire una pensione adeguata ai lavoratori pubblici, riservando a loro la possibilità di averlo. Anzi, i lavoratori del settore pubblico sono letteralmente obbligati a pagarlo ogni mese. Contributo fap busta paga: qual è il rapporto tra i due? Si tratta di un prelievo obbligatorio che avviene direttamente ritirato dallo stipendio del lavoratore mensilmente. Si tratta, tuttavia, di un auto-finanziamento che bada alla tutela del dipendente stesso, assicurandogli il contributo pensionistico quando smetterà di lavorare.
La natura del contributo Fap varia a seconda del mestiere svolto dal lavoratore che lo percepisce: per le aziende, ad esempio, varia in base alla quantità di dipendenti a carico. Si parla, in questo caso specifico, di aliquota. Una azienda con più di 15 dipendenti, ad esempio, avrà un Fap del 9,49%, mentre una con meno lavoratori si limiterà al 9,19%. Per capire il proprio contributo Fap a quanto ammonta, basta semplicemente cercare l’apposita voce nella busta paga mensile. L’aliquota è a totale carico del lavoratore.
Alcune cooperative possono conteggiare il Fap in modo alternativo, risultando minore o diverso rispetto ai dati precedentemente forniti. In sostanza, si tratta di una quota imponibile mensilmente ad ogni lavoratore del settore pubblico, senza che egli abbia troppa scelta al riguardo. I lavoratori autonomi, invece, pagano i contributi pensionistici in modo diverso, ovvero attraverso l’IVS. Ma chi appartiene a questa categoria di lavoratori? Coltivatori, artigiani, commercianti o altri: l’elemento necessario è che siano iscritti regolarmente alla gestione separata INPS. L’aliquota per i lavoratori autonomi è oscillante: può arrivare, in casi estremi, anche al 34%.
I collaboratori che lavorano a progetto, invece, sono l’unica categoria a percepire una aliquota fissa al 24%. Questa classe di lavoratori, infatti, è parzialmente coperta dal datore di lavoro, obbligato a pagare un terzo dell’aliquota.
Contributo fap aggiuntivo: quando è obbligatorio?
Il contributo fap aggiuntivo è obbligatorio in sé: il lavoratore pubblico non può scegliere se versarlo a proprio piacimento o meno. Si tratta di fondo stabilito dalla legge e i datori di lavoro sono tenuti a rispettarla, adempiendo a ciò che prevede. Il pagamento è obbligatorio, mensilmente, fino alla raggiunta età pensionistica del dipendente. Non si tratta di una scelta, ma di un onere al quale non è possibile sottrarsi se non attraverso la scelta di un lavoro autonomo, di una partita IVA o di firmare contratti esclusivamente a progetto.
Tuttavia, si tratta anche di un onere che garantisce la possibilità di godere, in vecchiaia, di una retribuzione mensile che possa rendere la vita quotidiana più semplice e sicura. Un piccolo sacrificio da attuare in gioventù per assicurarsi un lungo periodo di meritato riposo quando non si sarà più in grado di lavorare. Il contributo Fap serve a preservare, in qualche modo, la dignità degli anziani nel paese e garantire la loro serenità.