Gli accordi che regolano il sistema economico del Vecchio Continente presentano innumerevoli sfaccettature. Sebbene ci sia una sorta di vision comune affinché i paesi euro continuino a marciare verso un’unica direzione, non mancano quelle ipotesi e quelle considerazioni che determinate classi politiche esternano senza soluzione di continuità per uscire dall’euro. Questo conservatorismo riguarda anche l’idea basata sul posizionamento dell’Italia fuori dall’euro. Tuttavia, per comprendere meglio la situazione in tal senso, occorre fare delle valutazioni sui vantaggi e sugli svantaggi che un’uscita euro tricolore comporterebbe, soprattutto dal punto di vista degli investimenti e del ritorno alla lira.
Italia fuori dall’euro: i vantaggi e gli svantaggi sul settore degli investimenti
Quando è entrato in vigore l euro in Italia – ossia il 1° gennaio del 1999 – c’era un cauto ottimismo capace di condizionare persino chi rigettava la prospettiva di un’adesione ai paesi eurozona. Col passare degli anni, determinate criticità endemiche del sistema italiano si sono scontrate con dei mutamenti inevitabili, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista economico. Pertanto, se si torna alla lira, ci sarà sicuramente una rivalutazione positiva della moneta in grado di aumentare l’occupazione interna. Tuttavia, i processi produttivi odierni si basano su una fluidità geografica che prevede anche l’esportazione di beni intermedi per realizzare i prodotti finiti.
Quindi, se l’Italia esce dall’euro l’economia la domanda interna migliora sensibilmente, ma il valore delle esportazioni necessarie per investimenti produttivi indispensabili per la realizzazione di beni e servizi di prima necessità resterebbe invariato. Nello specifico, si creerebbe una distorsione finanziaria capace, a lungo andare, di accentuare determinate problematiche italiane. Inoltre, è proprio l’export a fornire introiti di un certo spessore all’economia del Bel Paese. Perciò, con l’Italia fuori dall euro, si corre il rischio di penalizzare quelle realtà che danno lustro al made in Italy. Le nazioni che operano soprattutto mediante le esportazioni non possono mantenere un determinato equilibrio finanziario chiudendo i propri confini. Basti pensare ad uno scenario ipotetico dove c’è la Germania fuori dall’euro. Nonostante la sua indiscutibile forza finanziaria, la nazione teutonica si ritroverebbe a dover fare i conti con dei disavanzi alquanto drammatici.
Debito pubblico e banche
L’uscita dall’euro influenzerebbe negativamente persino le banche italiane, i cui servizi si sono perfezionati proprio grazie all’entrata dell’euro. Lo stesso vale per il debito pubblico, poiché il possesso dei titoli di Stato verrebbe fortemente minacciato da tassi di interesse esorbitanti – soprattutto nei confronti di chi desidera una copertura ad hoc per un rischio finanziario maggiore.
L’Italia e l’impossibilità di replicare il modello dei paesi europei senza euro
Per riuscire ad avere una certa stabilità distaccandosi dai paesi dell euro, l’Italia dovrebbe avere i medesimi parametri di alcune nazioni particolarmente virtuose. Ciò, però, è altamente improbabile, anche perché secondo alcuni dati l’Italia è l’unica nazione (tra paesi con euro e paesi area euro) che non si è mai risollevata dalla crisi generalizzata del 2008.
Infine, se l’Italia non facesse parte dei paesi europei con euro e dei paesi che hanno l euro, il COVID-19 avrebbe sferrato il colpo decisivo per abbattere definitivamente l’economia del paese. Fortunatamente, grazie al Recovery Fund e ad altre manovre, l’Italia può tirare un sospiro di sollievo.